Sabato 15 settembre al MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, a partire dalle ore 14.00, avrà luogo l'evento TEDxRomaSalon che vedrà collegate, nella formula Relay Race, altre sei città, italiane ed europee, attorno al tema “Porous Borders”.
Tra gli speakers Camilla Paternò (sceneggiatrice e produttrice) che parlerà dell'esperienza del progetto europeo "Re-Future", un workshop di educazione all’immagine e visual storytelling dedicato ai migranti minori non accompagnati che ha portato, dopo un anno di lavoro, alla realizzazione del documentario “Tumarankè”.
Il progetto – cofinanziato dal Programma Europa Creativa dell’UE - nasce da una partnership di realtà europee: Dugong Films (Italia), Università Telematica Internazionale Uninettuno (Italia), AccoglieRete (Italia), Infinity Edge (Italia), Picofilms (Francia), Shoot&Post (Svezia), Asi Film (Turchia) e Road Movie (Italia).
Nel corso dell’evento, speaker internazionali si alterneranno per raccontare le proprie impressioni ed esperienze relative al tema complesso e globale di quei “confini porosi” che ogni giorno migliaia di persone sono costrette ad attraversare, divenendo così i rifugiati e immigrati della nostra epoca. Oggi, infatti, siamo testimoni del più ingente flusso di mobilità umana che provoca sfollati forzati e migrazioni irregolari, sfide complesse da affrontare per il mondo intero: migliaia di persone, donne, uomini, bambini, muoiono nel tentativo di raggiungere le nostre coste, di oltrepassare muri e fossati, nell’indifferenza generale.
L’esperienza di integrazione nata dal progetto “Re-future”, e l’idea che sta alla base del documentario “Tumaranké” saranno protagonisti dell’intervento di Camilla Paternò.
Si può trasformare il cellulare in un mezzo che crea integrazione?
Il film è il risultato dei video realizzati nel corso di un anno dai giovanissimi partecipanti con i loro smartphone, imparando via via ad utilizzare in modo più consapevole questo strumento. E' nato così un diario intimo e sorprendente che racconta l’esperienza migratoria di questi ragazzi in prima persona: uno spaccato della loro vita in Italia, la vita nella comunità di accoglienza, la scuola, i sogni ma anche le fragilità , i momenti di solitudine, la nostalgia di casa e delle persone ormai lontane. Conoscendoli più da vicino, mentre con difficoltà cercano di inserirsi in un nuovo paese e di imparare una nuova lingua, emerge chiaramente che una cultura dell’inclusione è possibile, se si costruiscono oggi le fondamenta per un futuro comune.
Un estratto dell’intervento di Camilla Paternò:
“Raccontare una storia: chi è capace di farlo esce miracolosamente dall’anonimato. Finché non racconterà la sua storia resterà un migrante e basta. Un essere senza identità, se non quella di un esule. (…) La maggior parte delle persone che sbarcano ogni settimana sulle coste europee fuggono da zone di guerra, di carestia, hanno letteralmente perso tutto, in certi casi non hanno nemmeno le scarpe, portano però quasi sempre con sé, uno smartphone. Lo smartphone non è solo un mezzo per comunicare, lo smartphone è il mezzo che tutti usano per raccontarsi. (…) Questi ragazzi possono anche avere difficoltà a comunicare con le parole, ma sono dei millenials, e come molti di noi, condividono le loro storie attraverso i loro smartphone, attraverso video, fotografie e social media. Si tratta di insegnare loro come organizzarle, come articolarle in un linguaggio (…). Trasformare un cellulare in un mezzo di integrazione”.