Sarà presentato a Siracusa, nella serata conclusiva dell’Ortigia Film Festival, il progetto Re-Future: un workshop di educazione all’immagine rivolto ai migranti minori non accompagnati, per imparare a raccontare la realtà dal loro punto di vista. Come? Usando il loro smartphone.
Sarà presentato all’Ortigia Film Festival, nella serata di chiusura di sabato 22 luglio all’Arena Minerva, Re-Future, il progetto della società di produzione audiovisiva Dugong Films con l’associazione Onlus siracusana Accoglierete rivolto ai minori stranieri non accompagnati e sostenuto dal programma Europa Creativa dell’Unione Europea .
Re-Future (crasi delle parole “refugee” e “future”, già nel nome dichiara un orizzonte d’azione: lavorare oggi pensando al futuro dei rifugiati) coinvolge venti minori seguiti da Accoglierete in un workshop di educazione all’immagine e filmmaking, che mira a sensibilizzare e stimolare il loro sguardo sulla realtà per imparare a esprimersi e mettersi in gioco, utilizzando in modo più consapevole lo strumento che ognuno di loro ha in tasca, lo smartphone.
Presenteranno il progetto Camilla Paternò di Dugong Films e l’avv. Carla Trommino di Accoglierete, tra le prime in Italia a sostenere e diffondere il ruolo del tutore legale volontario per far fronte al disorientamento dei minori stranieri non accompagnati che approdano sempre più numerosi sulle coste italiane. Saranno presenti anche i giovani filmmaker che potranno raccontare la propria personale esperienza.
Il workshop è iniziato lo scorso marzo a Siracusa, negli spazi appena restaurati dell’Accademia di Belle Arti della città, e andrà avanti fino al dicembre 2017. Un percorso didattico lungo 9 mesi, il tempo necessario per apprendere gradualmente e padroneggiare al meglio l’uso di questa innovativa tecnica di storytelling visivo, che passa anche attraverso l’analisi collettiva delle immagini prodotte dai ragazzi nel corso dell’anno, e dal confronto di queste con sequenze della storia del cinema.
A conclusione del progetto, prevista nel dicembre 2018, i video realizzati dai ragazzi confluiranno in un film documentario che racconterà l’esperienza del workshop e sarà distribuito su differenti piattaforme.
«L’obiettivo è stimolare i giovani autori che lavorano in totale autonomia, per suscitare in loro sguardi responsabili, critici e liberi, favorendo il processo di inclusione nella nostra società attraverso uno scambio emotivo e culturale » spiega il tutor del workshop Andrea Caccia, regista milanese, docente di comunicazione allo IULM di Milano, che ha alle spalle una lunga esperienza in corsi di alfabetizzazione all’immagine su smartphone per adolescenti (suo il progetto Vedozero, che ha coinvolto centinaia di liceali a Milano e Palermo).
«L’acquisizione di una visione e di una tecnica per esprimersi, consente il superamento di ogni barriera linguistica e culturale, oltre a costituire un bagaglio di competenze e abilità che i ragazzi potranno sfruttare anche nel loro inserimento lavorativo».
I video fino ad ora realizzati dai ragazzi partecipanti al workshop, aprono una finestra sulla vita quotidiana dei minori non accompagnati alloggiati a Siracusa, per la prima volta vista dal loro personalissimo punto di vista: c’è Mor, quindicenne del Gambia, che davanti ai mega yacht ormeggiati al molo di Ortigia canta in playback una canzone, emulando un cantante hip hop; Ahmed, egiziano di diciassette anni, che si riprende nella cucina della comunità alloggio intento a preparare la cena per gli altri dieci ragazzi, Lamin senegalese che sogna di diventare uno chef e filma con dovizia di particolari il suo lavoro nelle cucine di un ristorante.
Il risultato è un diario intimo e sorprendente, caleidoscopio di pezzi di vita, istanti e sguardi, che trasforma l’obiettivo dello smartphone: da strumento spesso considerato come spersonalizzante, a uno strumento per mettersi in gioco in prima persona, per raccontare e condividere un’esperienza.
«Per i nativi digitali il video e i social sono ormai un prolungamento del pensiero, un’estensione tecnologica della conoscenza. I migranti minori vivono a cavallo di due mondi, hanno alle spalle storie incredibili e come tutti gli adolescenti hanno bisogno di ridefinire gradualmente la loro identità - afferma Marco Alessi della Dugong Films, società capofila del progetto - il percorso del workshop diventa un aiuto per ancorarsi al mondo e autoaffermarsi. Non è un caso che anche la nuova Legge Cinema, di recentissima approvazione, dispone e sostiene l’educazione all’immagine nelle scuole riconoscendola una disciplina fondamentale per fornire alle nuove generazioni gli strumenti indispensabili alla comprensione del mondo in cui viviamo».
Quella degli ultimi anni è stata definita “migrazione digitale” perché tecnologia e smartphone hanno un ruolo imprescindibile per che affronta il viaggio e per la conduzione della propria vita una volta arrivati, oltre a essere l’unico legame tra quello si lascia alle spalle e quello che verrà.
«Dare ai migranti la possibilità di esprimersi è il primo passo verso la loro piena integrazione. L’immediatezza del mezzo ha incuriosito i ragazzi - afferma Iolanda Genovese, responsabile di Accoglierete per il progetto – soprattuto quelli arrivati da pochi mesi, alloggiati nei centri di seconda accoglienza, che non parlano italiano e sono stimolati dalla comunicazione non verbale ».
Le immagini prodotte durante il workshop, con particolare attenzione alla personale rappresentazione della realtà come parte fondamentale del processo d’integrazione, sono raccolte settimanalmente su un server e sono oggetto di studio di un gruppo di ricercatori in psicologia cognitiva dell’Università telematica Uninettuno, partner del progetto.
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